Gli Svizzeri non hanno guadagnato nulla con la libera circolazione delle persone
Si attribuisce volentieri la buona salute dell’economia svizzera alla libera circolazione delle persone e ai presunti vantaggi che essa presenterebbe. La realtà delle cifre propone una lettura nettamente meno favorevole, come vedremo: gettiamo uno sguardo sui tassi di disoccupazione 2016 secondo l’OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro). Constatiamo una differenza importante fra il tasso che colpisce gli Svizzeri, 3,5%, e quello degli stranieri, 8,8%.
È meglio essere in disoccupazione in Svizzera che a casa propria!
L’interesse per le prestazioni svizzere si spiega facilmente. Dal momento in cui un cittadino straniero ha lavorato da noi, ha diritto all’indennità di disoccupazione calcolata sul suo salario svizzero, purché abbia in precedenza pagato i premi durante dodici mesi in un paese dell’UE. Considerate le differenze salariali che esistono fra gli Stati, è evidente che delle indennità calcolate sul salario svizzero sono nettamente più attrattive di quelle in uso nel paese di domicilio del lavoratore. Ancora peggio, dal 2016, sta germinando un’idea opportunistica in certe teste dell’UE: far pagare l’integralità delle indennità di disoccupazione dei frontalieri che perdono il loro impiego non più nel paese di domicilio, bensì in quello nel quale si lavora. Cosicché, l’attrattività della Svizzera per i lavoratori frontalieri ne sarà decuplicata, perché in caso di perdita del lavoro, questi ultimi beneficeranno ancora d’indennità generose, che permetteranno loro un reddito elevato. Se, per delirio d’ipotesi, tale concetto dovesse vedere la luce, saranno oltre 300’000 i frontalieri potenzialmente interessati, ciò che rappresenta diverse centinaia di milioni di franchi a carico della Svizzera.
Gli Italiani lavorano in Svizzera con salari da apprendista
In Ticino, fra il 2002 e il 2016, il numero dei frontalieri è raddoppiato, passando da 31’000 a 62’000. Si è sviluppato un fenomeno pernicioso: l’assunzione, con contratto di tirocinio svizzero, di salariati italiani peraltro formati. La persona in questione guadagna più che in Italia e il datore di lavoro le paga un salario da apprendista, il che lascia parecchi giovani Ticinesi a bocca asciutta.
Gli svantaggi della libera circolazione delle persone non sono soltanto finanziari. Per esempio, la cosa si verifica facilmente nelle ore di punta, quando il traffico è totalmente congestionato. L’arrivo in massa di frontalieri pesa sulle nostre infrastrutture, in particolare di trasporto, elemento che è raramente preso in considerazione quando si tratta di redigere un bilancio della libera circolazione delle persone.
Più di 30’000 «indipendenti» stranieri
Affrontiamo ora la questione dei falsi indipendenti. Il tema è lungi dall’essere aneddotico perché, nel 2015, non sono state meno di 30’000 le persone che hanno ricevuto un permesso di dimora. Anche qui si pone un problema, perché i lavoratori a beneficio di questo tipo di permesso sfuggono, fra l’altro, alla regolamentazione concernente le condizioni di lavoro o i salari. Ciò penalizza doppiamente le imprese indigene che non riescono a essere concorrenziali di fronte alle condizioni proposte da questi falsi indipendenti, dovendo loro conformarsi alle norme imposte dai CCL.
Gli Svizzeri non hanno guadagnato nulla con la libera circolazione delle persone
Come abbiamo appena visto, quando lo si guarda da vicino, il bilancio della libera circolazione elle persone è molto meno brillante di quanto pretende l’élite politica. Infatti, le e gli abitanti della Svizzera non hanno guadagnato nulla con la libera circolazione delle persone. I salari ristagnano e gli oneri come gli affitti e le imposte diventano insopportabili. Alla fine, è la qualità di vita delle Svizzere e degli Svizzeri che si deteriora a poco a poco.
Per esempio, lo scorso martedì 9 gennaio, il quotidiano “L’Express” presentava un certo numero di cifre tratte dall’annuario statistico del cantone. Nell’introduzione dell’articolo si poteva leggere questo: “(…) esse [le statistiche] illustrano il paradosso di Neuchâtel, della cui creazione di ricchezza non beneficiano tutti”. Neuchâtel si situa al quarto posto dei cantoni esportatori, mentre presenta un tasso d’aiuto sociale del 7,2% contro una media svizzera del 3,2%.
Vietando gli accordi di libera circolazione delle persone ed esigendo un nuovo negoziato di quello esistente con l’UE, la Svizzera ritroverà finalmente la sua piena e intera facoltà di gestire in modo autonomo l’immigrazione. Essa potrà così trovare le forze vive che mancano in Svizzera e di cui ha bisogno in tutto il pianeta, evitando nel contempo di doversi assumere i costi degli immigrati sociali dall’UE.